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Uno dei temi più interessanti per chi si occupa di mercato dell’alimentare ed economia Food&Beverage porta il nome di flexitarian. Ovvero la fusione di vegetariano e flessibile, un regime alimentare noto come semi-vegetarianismo.
Di cosa stiamo parlando? Chi segue la dieta flexitarian osserva le regole dei vegani? Dei vegetariani? Questa è una tendenza di nicchia o possiamo parlare di un vero e proprio fenomeno di massa? E, soprattutto, questo percorso può essere interessante per le aziende che producono alimentari? E per i retailer, i rivenditori al dettaglio? Ecco una serie di punti che possiamo affrontare.
Cos’è il fenomeno flexitarian, definizione
Il termine in questione nasce dalla fusione tra Flexible e Vegetarian, si riferisce a un regime alimentare che prende spunto da quelli vegetariani ma non esclude completamente il consumo di carne. Quindi, c’è una propensione all’acquisto e al consumo di alimenti plant-based. Cioè di origine vegetale. Senza però delineare un’esclusività e una chiusura totale nei confronti della carne.
Quali sono i benefici del flexitarianismo?
Questa alimentazione – definita Semivegetarianismo – ha origini differenti. C’è chi predilige questo stile alimentare per motivi di salute e per limitare la carne, che consumata in eccesso può portare a diversi disturbi.
Ci possono essere motivazioni ideologiche o religiose. O per avere maggior rispetto dell’ambiente dato che il consumo di carne nella nostra società è una delle principali fonti di inquinamento. Ecco cosa sottolinea il WWF:
In Europa, un terzo dell’inquinamento ambientale dovuto ai consumi è imputabile al cibo (…). A gravare sull’ambiente è l’allevamento, che richiede grandi quantità di risorse e genera emissioni di gas serra molto più ingenti rispetto alla coltivazione di alimenti vegetali.
Possiamo dire che le diete flessuose o semi-vegetariane sono perfette per diversi obiettivi. Senza dimenticare che sono, in ogni caso, un buon punto d’incontro tra i benefici dell’alimentazione priva di carne rossa e quelli di una sana varietà legata all’assunzione di proteine provenienti da fonti differenti.
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Quali sono le tendenze del Flexitarian
Dopo aver elencato definizioni e motivazioni del tema, proviamo a elencare e commentare qualche dato relativo alla tendenza di mercato legato al semivegetarianismo. Ecco qualche informazione relativa al mercato inglese per quanto riguarda l’evoluzione economica degli alimenti senza carne:
Over the past two years, the number of Brits who have eaten meat-free foods has shot up from 50% in 2017 to 65% in 2019. Meanwhile, sales of meat-free foods have grown an impressive 40% from £582 million in 2014 to an estimated £816 million in 2019.
Gli inglesi che hanno mangiato cibi senza carne passano dal 50% nel 2017 al 65% nel 2019. Le vendite di cibi per alimentazioni semi-vegetariane sono cresciute del 40%. Quindi da 582 milioni di sterline nel 2014 a una cifra intorno ai 816 milioni di sterline nel 2019. Si stima che le vendite toccheranno e supereranno quota 1,1 miliardi di sterline entro il 2024. Non male.
Cosa succede, invece, negli scenari internazionali? Analizzando i dati di mercato e dei consumatori, Statista ha previsto che il mercato globale della carne di origine vegetale dovrebbe raggiungere i 16,7 miliardi di dollari nel 2026 , un enorme aumento del 247% rispetto ai 6,67 miliardi di dollari del 2020.
Se osserviamo il mercato statunitense degli alimenti plan-based, notiamo un numero crescente di persone che seguono un modello alimentare vegetariano. Osservando la crescente domanda di prodotti alimentari basati sulla necessità di evitare il consumo di carne, aumenta la produzione di alimenti sostitutivi carichi di ferro, fibre e vitamina C ma meno calorie e grassi saturi.
Insomma, c’è evoluzione. Il mercato di alimenti dal profilo nutritivo migliorato, una durata di conservazione estesa e un sapore sempre migliore porta ad aumentare la diffusione di alimenti sostitutivi della carne.
Cosa succede nel mercato italiano?
Questi dati in crescita si riflettono anche nel mercato e nei consumi in Italia. Secondo Unione italiana food, infatti, il 42% degli Italiani ha aumentato il consumo di frutta, verdura, cereali, pasta integrale nonché di cibi e bevande a base vegetale. Il tutto negli ultimi 12 mesi. E lo ha fatto per motivi etici e di salute. Quasi un Italiano su tre (29%) vuole inserire i burger-veg nella dieta.
Ma questo vale anche per integratori e snack proteici come quelli che trovi nel catalogo D&C e che seguono il bisogno del pubblico di assumere proteine senza ricorrere ad alimenti di origine animale. Non a caso, sfogliando le pagine del catalogo, si trovano sia le confezioni di proteine che gli snack per chi pratica sport con le proteine vegetali. Ecco qualche prodotto da valutare:
Retailer e commercianti hanno tutti gli strumenti a disposizione per affrontare un mercato nuovo in completa autonomia, scegliendo i prodotti migliori e sfruttando una leva sostanziale per ampliare l’offerta commerciale.