touchpoint del food marketing

I nuovi touchpoint del food marketing, tra cliente e brand alimentare

Commercio online

I touchpoint del food marketing sono dei pilastri della tecnica promozionale. Il motivo è semplice: grazie agli strumenti della fruizione digitale dei contenuti – in primo luogo gli smartphone ma non solo – sono aumentate all’infinito le occasioni di contatto tra utente e brand. In poche parole, c’è una connessione.

Una connessione costante tra chi acquista e chi vende. Qualcuno direbbe che siamo bombardati dai messaggi commerciali ma non è proprio così.

Prima, con la pubblicità tradizionale, eravamo circondati da messaggi grossolani che colpivano a tappeto il target. Senza differenziare. Una strage.

Oggi, invece, le attività sono chirurgiche: noi cerchiamo le marche, i trend influenzano le ricerche, i touchpoint del food marketing fanno il resto. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Continua a leggere per approfondire tecniche e strategie note a chi si occupa di e-commerce per alimenti.

Definizione di touchpoint nel marketing

Prima di affrontare il tema specifico, relativo al mondo del mercato alimentare, è giusto dare una spiegazione del concetto di touchpoint nel marketing.

Con questo termine intendiamo uno dei tanti momenti in cui il brand e il cliente interagiscono lungo la customer journey. Ovvero il percorso che l’utente fa per arrivare a destinazione. Che, dal punto di vista di chi vende, è la conversione.

In realtà il concetto di touchpoint riguarda ogni possibile interazione tra brand e utente prima, durante e dopo l’acquisto perché l’attività di marketing non si interrompe a conversione avvenuta: il cliente potrebbe comprare di nuovo, fidelizzarsi e diventare un acquirente seriale (nel food succede) e consigliare il brand a parenti e amici diventando un portavoce. Ovvero un influencer.

Da leggere: aumento dei prezzi del settore alimentare

Cosa sono i touchpoint del food marketing

Con il termine touchpoint intendiamo i punti di contatto tra azienda e cliente nel funnel di vendita. Questi passaggi iniziano dalla fase di brand awareness.

Ovvero in cui avviene la conoscenza e la consapevolezza dell’esistenza dell’azienda fino a quella di fidelizzazione. Passando dai vari passaggi mostrati anche da questo schema preso in prestito dal sito web www.oneupweb.com.

Touchpoint del food marketing

Quindi, durante la fase in cui l’azienda si fa conoscere dal cliente si moltiplicano i punti di contatto. Questa può essere una condizione ovvia, intuitiva.

Ma tutto diventa più articolato e complesso quando pensiamo al fatto che i touchpoint del food marketing devono essere gestiti e ottimizzati anche quando l’utente sviluppa interesse, prende in considerazione e inizia a valutare seriamente il possibile acquisto. Fino a raggiungere la conversione finale.

I principali touchpoint del food marketing

Ora penserai, giustamente, che i punti di contatto nel mercato dei prodotti alimentari sono quelli relativi al supermercato, alla vendita sullo scaffale.

In realtà questa è una visione superata del sales funnel che si rifà al First Moment of Truth. Ovvero quando l’utente osservava per la prima volta il prodotto fisico e decideva se acquistarlo o meno. Oggi invece siamo nell’epoca dello Zero Moment of Truth (ZMOT). Vale a dire, secondo Google:

The moment in the buying process when the consumer researches a product prior to purchase.

Il concetto ripreso dal thinkwithgoogle.com: le persone prima di trovarsi di fronte al prodotto fisico fanno ricerche online, si informano, acquisiscono informazioni da fonti differenti. Sia ufficiali che non, accreditate o meno.

Ma, soprattutto, questo processo può avvenire ovunque. Non per forza a casa o in ufficio ma anche mentre si cammina. Sempre Google ci ricorda che:

You can’t be a helpful brand partner and improve the lives of consumers if you’re not present in the moments they need you most. And increasingly, these moments are happening on smartphones.

Non puoi migliorare la vita dei consumatori se non sei presente nei momenti in cui hanno più bisogno di te. E sempre di più questo accade sugli smartphone.

Un esempio concreto di ciò che avviene

Noto un manifesto con l’immagine di una confezione di patatine fritte: faccio una foto e uso Google Lens – l’app per effettuare ricerche partendo da immagini – per trovare informazioni. Leggo quelle del sito web ufficiale.

Poi cerco le recensioni. Infine atterro su un articolo di una food blogger che parla delle proprietà nutrizionali e di quanto siano dietetiche ma anche gustose. Perfetto, quando vado al supermercato so già che le comprerò.

Cosa deve fare un’azienda in questi casi?

Verrebbe da pensare che la soluzione giusta sia quella di moltiplicare i touchpoint per consentire all’utente di scegliere quello che preferisce. In realtà le dinamiche strategiche vanno in una direzione molto differente. Ovvero?

Bisogna studiare il percorso dei potenziali clienti e investire dove serve. Ad esempio sui food blogger, nel mondo degli influencer, nelle recensioni online o in un sito web ben strutturato. Tutto questo funziona solo se effettivamente c’è un’esigenza del target. Solo così possiamo fare food marketing.

Previous Post
Snack per gli aperitivi: cultura delle noccioline e delle patatine fritte ricercate
Next Post
Cosa sono e come procedono gli alimenti plant based?

ULTIMI ARTICOLI