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Il cibo plant based è ormai una tendenza a tutti gli effetti. C’è anche chi non crede di dover definire tutto questo semplicemente come una moda passeggera e che il lavoro svolto da chi produce e commercializza alimenti che rientrano in questa definizione svolge un lavoro prezioso per la comunità.
Ma è così importante una dieta plant based? E di cosa stiamo parlando esattamente? Chi pensa di ridurre il concetto in questione con alimentazione vegetariana sbaglia del tutto, si tratta di un principio molto diverso.
Cos’è il cibo plant based, una definizione
Si tratta di un tipo di alimentazione che non è solo basata su piante e vegetali, ma è una dieta che riguarda alimenti non processati a livello industriale.
Quindi sani, non trattati, senza aggiunta di additivi e derivati da colture gestite in un certo modo. Siamo oltre l’idea di seguire una dieta vegetariana o vegana.
Rispetto a queste ultime, una dieta plan-based non è limitata al vegetale e non esclude gli alimenti derivati dagli animali. Ad esempio le uova, sono accettate?
Si possono mangiare. Non stiamo parlando di un regime che esclude gli alimenti in base alla provenienza ma fa molta attenzione alla qualità.
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L’importanza dei processi produttivi
Centrale è l’idea per cui il lavoro di chi sceglie cibo plant based deve puntare su prodotti non derivati da processi industriali con passaggi diversificati e lavorazioni complesse. Ed è qui che si nasconde una delle grandi differenze con:
- Dieta vegetariana.
- Dieta vegana.
Chi segue questi regimi, infatti, deve rispettare restrizioni derivate dal fatto che non può mangiare un gran numero di alimenti di origine animale e di conseguenza acquista dei prodotti che cercano di riprodurre forme e sapori.
Come ad esempio gli hamburger non di carne ma di prodotti vegetali. D’altro canto un vegano può mangiare un pacchetto di patatine fritte senza problemi. Chi punta ai cibi plant based non accetterebbe mai un discorso simile.
Cosa si mangia con la dieta plan based?
Anche carne e pesce, con moderazione. Ma l’importante è la qualità dell’alimento che deve essere non processato e senza trattamenti industriali.
È decisivo seguire i prodotti di stagione e non acquistare ciò che viene coltivato su richiesta. Magari in serra e con metodi intensivi, non naturali.
Questa è l’idea di base, non sempre è possibile seguire con rigore i principi ma chi vuole attenersi a un’alimentazione plan based lavora in questa direzione.
Le tendenze di questo mercato
La ricerca di Bva-Doxa sviluppata per il Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food è stata condotta su un campione nazionale rappresentativo della popolazione di 18-74 anni. Con quale metodologia?
Sono state effettuate 1.000 interviste online dal 4 al 10 marzo 2022. I risultati parlano chiaro: il 54% degli italiani compra prodotti plant-based. Di questa percentuale, il 21% lo fa in modo abituale e il 33% occasionalmente.
La pandemia ha dato un impulso mettendo in risalto la necessità di acquistare prodotti salutari e capaci di nutrire in modo adeguato, limitando i rischi per il corpo. Non a caso l’attenzione per la salute e il benessere è al centro delle necessità espresse da una gran parte degli intervistati, circa il 67%.
La sostenibilità del cibo che si sceglie, invece, interessa il 19% del campione. La dieta flexitariana che si appoggia al plan based non riguarda solo i consumi domestici ma anche quelli relativi a ristoranti, bar e alberghi.
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Il mercato del cibo plant based
Questo settore è sicuramente uno dei più innovativi ma anche delicati dell’universo food & beverage. La distribuzione deve prestare grande attenzione ai principi di questo mercato che si basa non tanto sulla natura animale o meno del prodotto. Piuttosto, si valutano aspetti decisivi per la bontà intrinseca dell’alimento. Come, ad esempio, la selezione delle fonti e la qualità di ciò che si mette a tavola. Sarà questo lo snodo che farà la differenza.