Cosa sapere sul fenomeno dello shrinkflation

Shrinkflation. Questo termine che appare così complesso alla pronuncia in realtà nasconde un processo semplice ma efficace per chi lo mette in pratica.

Infatti stiamo parlando dell’abitudine dei brand alimentari di ridurre il volume del prodotto mantenendo lo stesso prezzo. Ad esempio, se le materie prime aumentano (come sta avvenendo a causa della guerra in Ucraina) il marchio X dovrebbe ritoccare al rialzo il costo per il cliente ma sa bene che questo potrebbe provocare un abbandono a favore di altri nomi che, per qualche motivo, non aumentano i prezzi. Tutto si muove in questa direzione:

  • Meno prodotto.
  • Prezzo invariato.

Chi sia una vendita al dettaglio, un e-commerce alimentare o un nodo della grande distribuzione, anche il tuo business deve affrontare con attenzione questa dinamica per conoscere gli effetti. Quindi anche i benefici e rischi.

Cos’è la shrinkflation, definizione

La shrinkflation è la riduzione delle dimensioni di un prodotto in risposta all’aumento dei costi di produzione o alla concorrenza del mercato. Si tratta di una tecnica di marketing che prende nome da una fusione anglosassone.

In pratica il termine deriva da shrinkage, traducibile come contrazione, e inflation. Ovvero incremento. Quindi parliamo di una diffusione continua e costante della diminuzione del prodotto di largo consumo alimentare (ma non solo) all’interno del packaging. Che viene gestito ad arte con continue rivisitazioni. Non è un caso che la nuova confezione spesso combacia con un nuovo asset in termini di peso prodotto venduto allo stesso prezzo.

Da leggere: impatto sui prezzi con la guerra in Ucraina

Come si articola questo processo?

La pratica dell’abbassare il numero di prodotti o la quantità per evitare l’aumento dei prezzi. O, comunque, per ottenere dei vantaggi in termini di utile.

Poi, questo vantaggio può essere utilizzato per tamponare eventuali aumenti di costi – come suggerito sopra – o per avere un margine superiore. In alcuni casi la shrinkflation può far parte di una strategia di penetrazione del mercato già stabilita a priori: ci facciamo conoscere e apprezzare con confezioni grandi.

Poi quando abbiamo fidelizzato rientriamo con le quantità e iniziamo a monetizzare. Spesso, si assiste a un approccio più aggressivo: quantità minore, costo maggiore. Questo permette di aumentare i margini di profitto.

Quali sono i rischi della shrinkflation

Per antonomasia, la shrinkflation procede per gradi. Ciò significa che la riduzione della quantità presente del pacchetto o nella confezione sarà minima. Impercettibile. Pochi grammi di differenza o un elemento in meno.

D’altro canto la comunicazione a riguardo ha messo in allarme gli organi di vigilanza. Di conseguenza il pubblico è sempre più attento alle strategia di marketing alimentare. E ha ben presente l’importanza di un’attenta valutazione delle informazioni nel momento in cui acquista il prodotto.

Questo anche a causa (o grazie) a una cultura della consapevolezza alimentare: c’è maggior studio degli alimenti, della composizione. Quindi è facile che il consumatore si renda conto di quanto sta avvenendo. Con relativa reazione.

Lo svantaggio sostanziale della shrinkflation è proprio questo: funziona bene, è legale, ma quando l’utente se ne accorge vive il tutto come un inganno. Un tradimento. Il rischio è quello di un allontanamento dal brand.

Quest’ultimo deve valutare il momento giusto per agire. In alcune condizioni l’utente è talmente fidelizzato da poter sopportare un ritocco sul peso. I consumatori sono più sensibili agli aumenti di prezzo che al ridimensionamento della confezione, questo non significa procedere senza rischi.

Da leggere: aumento dei prezzi del settore alimentare

Esempi tipici di shrinkflation

Per descrivere al meglio questo aspetto possiamo ricordare alcuni casi in cui, proprio negli ultimi anni, si sono riscontrati opportunità di shrinkflation.

Gli esempi tipici riguardano non solo il settore alimentare come puoi ben notare anche dalla grafica di Weforum.org. Ecco i prodotti che hanno avuto un dowsize, una riduzione di taglia, in termini lievi e poco visibili.

Come si può facilmente intuire le differenze riguardano, ovviamente, il peso del prodotto. Ma stiamo parlando di pochi elementi: 5 patatine in un sacchetto.

Questo è un aspetto importante però sulle produzioni delle multinazionali su larga scala. Non sono i pochi elementi in meno che fanno la differenza ma il totale in un processo in cui abbiamo migliaia di confezioni vendute al pubblico. In questa economia di scala il vantaggio economico diventa importante.

Poi bisogna contestualizzare se il processo di shrinkflation avviene per affrontare l’aumento del costo delle materie prime o per aumentare profitti.

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